31/10/11 By Andrea

TRA IL DIRE E IL FARE…

…non c’è un bel niente, se non la nostra inconsapevolezza sui nostri processi mentali.

Ogni azione che compiamo è l’effetto di un pensiero-intento che possiamo dire o non dire ma che comunque precipita nella realtà.

Non cogliendolo, ci accorgiamo soltanto dopo di ciò che è avvenuto e, magari, troviamo giustificazioni o pretesti per spiegare ciò che abbiamo o non abbiamo fatto e ottenuto.

Quando diciamo cosa vogliamo e percepiamo una distanza dal suo realizzarsi, non stiamo facendo altro che enunciare un intento che ci è passato per la testa, senza prenderci cura di sapere se è ciò che veramente vogliamo o se abbiamo semplicemente pescato un pensiero dal passato o da quello che “sappiamo” su noi stessi, sulla vita e sulla realtà.

Ciò che accade meccanicamente (descritto prima), può accadere anche consapevolmente.

Anzi, accade, quando sappiamo davvero cosa vogliamo.

Avete mai visto un bambino che vuole qualcosa? La totalità del suo essere si protende verso ciò che vuole, a prescindere dagli ostacoli che può incontrare. Magari non ce la fa (perché magari gli viene vietato), ma comunque il desiderio e l’azione in lui sono una cosa sola.

Se pescate nel vostro passato troverete sicuramente un’esperienza di totale dedizione a raggiungere uno scopo, senza neanche porvi il problema di pensare prima alle possibili difficoltà.

E allo stesso modo potete accorgervi di quante volte all’intento seguono i vari : ma, però, se non ci fosse etc.

Certo, con una buona dose di volontà e senso del dovere potremmo compiere comunque quell’azione, e fare i bravi ragazzi “con le palle”.

Ma se invece imparassimo a conoscere noi stessi e, oltre ogni ragionevolezza, accogliere quei flash, insight chiarissimi, che spontaneamente ci conducono all’azione?

E se cominciassimo a capire che se sorgono dei ma o però significa che in fondo in fondo, almeno in questo momento, la cosa non ci interessa davvero?

Se smettessimo di prendere la scusa del “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” e cavalcassimo quel ponte che ci conduce di là o, addirittura, scoprissimo di avere le ali per arrivare in pochi battiti di ali?

Se ci rendessimo conto che non esiste il tempo e quindi neanche la distanza e che, potenzialmente, potremmo manifestare qualsiasi cosa in questo istante se davvero lo volessimo?

Ecco, questo il punto. Se davvero lo volessimo. Ma confondiamo la volontà o con la forza bruta o con quei miliardi di associazioni neuroniche meccaniche che ragionano su cosa andrebbe fatto e si fanno tutto il progetto di come farlo.

La vera volontà è un pensiero che agisce, un intento che muove, una leva che senza sforzo può sollevare il mondo.

La vera volontà è visione di ciò che non può far altro che essere, e quindi è.

La vera volontà è un unico pensiero-immagine su di uno sfondo vuoto.

La vera volontà non ha proprio idea di cosa sia lo sforzo, a meno che con questo termine non si intenda semplicemente l’energia che, investita dal pensiero, permette la sua realizzazione nell’azione.

Il che assomiglia così tanto ad un amplesso che chiamarlo sforzo mi sembra offensivo!