Quando è nata la Psicologia?
Facile.
Basta anche solo chiedere ad internet e la risposta, presente in tutti i manuali, compare: 1879, grazie a Wilhelm Wundt, padre fondatore della psicologia come scienza accademica.
Appunto. Come scienza accademica, in Europa.
Poi però, se ci fermiamo un attimo ad indagare scopriamo che la psciologia è definita, oggi, come la scienza che studia il comportamento degli individui e dei loro processi mentali.
E già qui ci accorgiamo che pensatori, filosofi, artisti, poeti (ma anche interi sistemi teorici e discipline ben strutturate) si sono occupati di indagare sugli stessi temi da tempo, e in ogni luogo del mondo.
Ma andiamo oltre.
Questa branca della scienza ora tanto nota utilizza il nome Psicologia che, letteralmente, significa “studio dello Spirito e dell’Anima”.
Infatti deriva dal greco PSICHE’ (Spirito o Anima) e LOGOS (discorso, studio).
Allora a questo punto può sorgere un dubbio: quando, nella storia dell’umanità e di tutta la terra, qualcuno NON si è occupato di indagare lo spirito e l’animo umano, tentando di comprenderlo e di comprendere gli effetti nel comportamento?
Quando non si è tentato di “guarire” l’animo umano malato, o di migliorare la conoscenza del mondo interiore dell’essere umano, o ancora di cogliere e sviluppare il suo potenziale interiore?
Allora, la risposta alla domanda “quando è nata la psicologia?” cambia notevolmente.
E forse qualcuno aveva già risposto nel XX secolo, scivendo:
La psicologia viene talvolta definita una scienza nuova. Questo è completamente sbagliato. La psicologia è forse la scienza più antica, e sfortunatamente, nei suoi aspetti essenziali, è una scienza dimenticata.
(Peter D. Ouspensky, da: “L’evoluzione interiore dell’uomo”, 1972)
Fortunatamente (e forse l’autore di questa frase ne sarebbe felice), oggi qualcuno se ne sta accorgendo.
Anche in ambito accademico.
Qualcuno sta tentando di rendere la Psicologia degna del suo nome.
Grazie.