LA MIA PRIMA VOLTA
No. Non mi riferisco a “quella” prima volta, ma ad un’altra che per me è stata anche più intensa e “scioccante”.
La prima volta che ho sperimentato la meditazione.
Una prima volta del tutto originale e inaspettata.
Nessuna sala pratica. Nessuna tecnica specifica. Niente incensi né musica.
A dir la verità non avevo la più pallida idea di cosa fosse davvero la meditazione, né sapevo che, anni dopo, avrei dato tanta importanza alla ricerca di quello stato di coscienza.
Avevo 19 anni. Un periodo particolare, in piena crisi esistenziale.
Mi ero iscritto all’Università, ma non avevo ancora bene chiaro in mente che cosa avrei fatto “da grande”.
Ero confuso. Molto confuso. Nella mia mente circolavano a velocità stratosferica centinaia di idee, pensieri, contraddizioni, dubbi e domande.
Eppure avevo bisogno di fare chiarezza, di scegliere, di decidere in qualche modo chi ero, quale fosse la mia identità.
Ogni giorno mi trovavo a cambiare idea su tutto. A volte ogni poche ore.
Un momento pensavo di voler essere ateo, poi credente, poi credente ma eretico.
Un attimo decidevo che avrei seguito sempre la razionalità, l’attimo dopo l’istinto.
Per qualche periodo ho pensato che la filosofia mi avrebbe cambiato la vita, poi che una donna lo avrebbe fatto, ancora dopo la scienza, oppure l’alcool.
E nella testa si fissava un pensiero, un’idea, un’ideale persino, per poi a breve vederne l’assurdità e lasciare spazio ad una nuova fissazione, destinata anch’essa a sciogliersi.
In fondo tutto aveva senso e non senso allo stesso tempo, era vero tutto e il contrario di tutto, solo questione di punti di vista.
Eppure avevo bisogno di stabilità, di un centro, ma niente mi sembrava tanto “valido” da esser tale.
Così tante volte mi sembrava di impazzire a tal punto che alla fine arrivai persino a vedere la follia, per quanto affascinante, solo l’ennesimo punto di vista relativo e non soddisfacente.
Niente mi soddisfaceva. Tutto, in qualche modo, alla fine mi dava noia.
Ogni volta che raggiungevo il limite di sopportazione prendevo il mio scooter celeste e bianco, pieno di adesivi, e andavo a fare un giro per le campagne ma, dopo un primo momento di liberazione, i pensieri ripartivano e il giro di giostra ricominciava.
Un gran giramento di testa e, devo dire, un gran giramento di palle!
Poi, un giorno, all’improvviso, qualcosa cambiò.
Correvo veloce sul mio solito scooter, nella solita strada di campagna, col solito flusso di pensieri in testa.
Ma, ad un certo punto, un pensiero “anomalo” rispetto agli altri comparve dal nulla, in mezzo al frastuono interiore:
“perché tanto battersi per l’una o l’altra idea, perché tanta ansia di aggrapparti ad un pensiero particolare, sperando di trovare stabilità laddove non può esserci? Tutto cambia: i tuoi pensieri, le tue emozioni, persino la realtà esterna cambia continuamente.
Prova a lasciar scorrere senza “fissare” niente. Prova a prendere semplicemente atto di ciò che compare nella tua mente, così com’è, senza giudizio, senza pretese, senza trattenerlo né respingerlo”
Tutto questo in un istante, al quale seguì un istantaneo “click” nella mente.
Il corpo si rilassò totalmente, la mente si alleggerì improvvisamente.
E mentre i pensieri e le sensazioni fluivano liberi, scivolando via, una strana, silenziosa gioia avvolse tutto il mio essere e per tutto il resto del tragitto fui pervaso da un senso di benessere e leggerezza mai provato prima, accompagnato da una grande lucidità e consapevolezza.
Passarono alcuni anni prima che io potessi dare un nome a quello stato di coscienza, e altro tempo ancora prima che capissi quanto possa valer la pena cercarlo, coltivarlo, tentare di conquistarlo e mantenerlo, anche nelle più caotiche situazioni.
Sono passati 15 anni, ed ora, pur sapendo quanto aiuti un abito adeguato, una sala pratica predisposta, una Guida, il silenzio, sono anche infinitamente grato di aver avuto la fortuna di vivere quell’attimo magico in un momento informale, in un posto come un altro.
Coincidenza o destino, oggi abito proprio vicino a quella strada e, spesso, mi trovo a passarci con l’auto per andare al lavoro.
A volte, mi sembra di vedere venirmi incontro dall’altra parte un ragazzo su uno scooter celeste e bianco pieno di adesivi.
E con una strana, silenziosa gioia nel viso.
Per quanto strano possa sembrare… ci dev’essere una qualche sorta di magia nelle due ruote! Anche una delle mie esperienze più forti e profonde ha avuto luogo proprio in moto! Stranezze della vita…
Già…
…non so se è tutto, ma credo che la sinergia fra velocità, aria aperta e concentrazione, abbia un’influenza sull’interiore, creando quello spazio di libertà che l’auto (essendo chiusa) non dona…
…non so, questa è una mia idea, però penso che sia interessante indagare a proposito.. 🙂