La comunicazione nelle relazioni d’aiuto
Nella vita, come nel lavoro, siamo continuamente chiamati ad interagire con qualcuno, l’uomo è fondamentalmente un animale sociale che anche quando è in solitudine, partecipa costantemente ad un dialogo interno, spesso inconscio.
Le più recenti ricerche scientifiche nel campo della biologia e delle neuroscienze ci dicono che il nostro stesso sistema psicofisico è essenzialmente una rete interconnessa dove psiche, sistema immunitario, sistema nervoso e apparato endocrino scambiano in ogni istante informazioni attraverso impulsi elettrici e mediatori biochimici.
La visione sistemica e olistica, proprio sulla base di queste ricerche appena citate, ci informa che i gruppi (famiglia, team lavorativo etc.) sono molto più della somma degli individui che li compongono e che la struttura comunicativa e il modo in cui si scambiano le informazioni si ripercuotono sulle singole parti e quindi sull’organizzazione, fin sulla capacità di raggiungere obiettivi comuni.
Sulla base di quanto esposto, possiamo affermare che, nell’ambito delle interazioni sociali e lavorative, sono ormai consolidate almeno cinque cose:
1) Il modo in cui comunichiamo è in gran parte inconscio e non-verbale (almeno il 90%)
2) Una comunicazione inconsapevole, incongrua e inefficace è spesso la causa di inefficienza di un intero sistema (dalla famiglia alle aziende)
3) In ambito terapeutico e sanitario un buon rapporto con l’utente è alla base di una buona riuscita della “cura”, sia essa medica, infermieristica, riabilitativa o psicologica.
4) Non possiamo non comunicare e quindi se non impariamo a farlo in maniera efficace, rischiamo di farlo inconsapevolmente in modo inefficace danneggiando noi stessi, la famiglia, il gruppo professionale ed ultimi ma non meno importanti gli utenti.
5) Spesso una buona comunicazione vale quanto (o più) delle conoscenze teoriche e le abilità professionali.
In sintesi, essenzialmente ogni disarmonia, dalla malattia, al disagio psicologico (o psicofisico) fino alle problematiche relazionali e sociali, si possono ridurre ad un’unica fonte: l’incapacità di comunicare efficacemente.
Ecco perché, quindi, per chiunque svolga una professione basata su una relazione d’aiuto (per quanto basata su prestazioni prettamente tecniche), acquisire il “potere di comunicare” in modo efficace non è una competenza speciale o un optional facoltativo, ma un’abilità che può donare qualcosa di fondamentale per la riuscita del proprio lavoro.
Ogni professione d’aiuto, qualunque essa sia, aldilà degli avanzamenti in ambito tecnologico e organizzativo, dall’essere umano nasce e all’essere umano si rivolge.