IL POTERE EDUCATIVO DEL RACCONTO
Il racconto, la storia, ha sempre avuto, specie nel passato, un ruolo fondamentale nell’educazione dei bambini e nella formazione degli adulti.
Una storia, o meglio, alcune storie con determinate caratteristiche, hanno infatti la particolarità di essere un “ponte” che collega due “mondi”.
Da un lato permette a chi la racconta di rendere tangibili e concreti concetti, archetipi, significati filosofici o etici.
Dall’altro permette a chi la ascolta di entrare in contatto con quei principi e, magari, di comprenderli ed assimilarli.
Il racconto è l’opposto della descrizione fredda e razionale, e del linguaggio tecnico e specialistico, riservato a “chi già sa” e quindi per definizione non compatibile con la trasmissione di un insegnamento.
Un racconto, infatti, quando è un buon racconto, rende semplice (ma non semplicistico, altrimenti buono non è) ciò che è complesso, e, attraverso diversi livelli, permette di arrivare a comprendere anche la complessità.
Ecco perché può aiutare i bambini ad avere un primo contatto con etica e filosofia, i ragazzi a riflettere su di esse, gli adolescenti a trovare risposte ai loro quesiti esistenziali e gli adulti a realizzare una conoscenza e, magari, trasmetterla agli altri.
Buoni racconti.
Un antico modo di insegnare, valido ancora oggi.
E, probabilmente, valido in ogni tempo e in ogni luogo.