DANZARE NEL VUOTO
Ci sono dei momenti, nella vita di un uomo o una donna, nei quali tutto sembra tacere.
Momenti che mettono alla prova ogni sicurezza, ogni appiglio fisico, emotivo o mentale.
Anche la fede ordinaria, quella verso un Dio di una qualunque religione, vacilla.
La mente è offuscata. Ci si sente come persi nella nebbia di notte, in un pantano interiore che lascia spazio solo a tristezza o frustrazione che diventa rabbia.
Tutte le domande inutili spariscono.
Ne rimangono praticamente solo due: chi sono e che cosa devo fare.
Solo queste due domande.
Chi sono e che cosa devo fare?
Ma Dio sembra tacere. E sorge un’altra domanda: perché non parli?
Silenzio.
Arriva una specie di risposta dettata da anni di ricerca interiore e pratica: Dio parla sempre, sei tu che devi saperlo ascoltare.
Bene. Allora ci si può sedere in meditazione e mettersi in ascolto.
E a volte questo funziona, e delle risposte arrivano.
Ma a volte no.
In certi momenti come questi no.
Dopo che le gambe sono praticamente addormentate e doloranti (per non parlare della schiena), la frustrazione arriva al massimo.
E diventa disperazione. E si interrompe anche la pratica.
Non c’è più niente da fare, in momenti come questi.
E si decide di rinunciare ad una soluzione e, semplicemente, accettare consapevolmente lo stato in cui ci si trova.
Ed è lì che l’inaspettato accade.
Può arrivare da solo, dal nulla. Oppure può essere scatenato da una parola che si sente, o da un suono, o da un pensiero o immagine fugace che all’improvviso compare.
In ogni caso sembra sorgere dal nulla. Dal vuoto.
E a quel punto….non più domande, non più ricerca.
Un impulso spinge a danzare e cantare nella notte, senza più perché.
E’ un impulso privo di ragionevolezza. Assomiglia a follia, ma sa di saggezza priva di sapere.
Non più “chi sono e cosa devo fare?”, ma solo IO SONO E DANZO E CANTO IL MIO ESSERE.
Non più emozioni cangianti, ma solo gioia nel cuore, anch’essa priva di un perché.
E’ la danza nel vuoto.
E’ la vita senza certezze, né spiegazioni, né domande.
Non c’è più Io, e neanche Dio.
C’è solo la Vita che celebra se stessa.
Senza scopo, senza morale, senza freno.
E il silenzio terribile dell’attesa insofferente si scioglie nel non tempo.
Diventa estasi.
La gioia del distacco.
Distacco da ogni sicurezza.
Che poi non è nient’altro che……FIDUCIA.