L’ESSERE E LA PERSONALITA’, LA TECNICA E CHI LA USA – Seconda parte
Continua dal precedente post.
Ma l’Essere?
Se tutto ciò che facciamo per e a partire dalla personalità nasce dalla sua paura di morire, allora occorre trovare in noi un’istanza, un “qualcosa” che invece non dipenda da questo.
Se vogliamo, davvero, essere felici.
Esiste uno spazio, un luogo interiore, dove non vigono le stesse leggi alle quali siamo abituati.
Esiste un piano esistenziale nel quale la morte non esiste.
Attenzione: non si tratta, in questa sede, di disquisire sull’immortalità dell’anima in senso religioso.
Non conta, per ora, sapere se questa condizione sia una verità oggettiva o solo una percezione soggettiva.
Ciò che ci interessa, almeno per vivere qui una vita più serena ed intensa, è che le conseguenze del muoversi a partire da questo stato sono degne di nota:
Innanzitutto non cercheremmo modi per sopravvivere, sprecando energia e soldi per guadagnare un pezzo in più di vita.
Semmai, privi del “problema” della morte, ci preoccuperemo di ….
…come vivere al meglio, come esprimere la nostra gioia di vivere e come aiutare chi vive nella paura a sperimentare quello che sperimentiamo noi.
Rispettando la loro condizione e non (e anche qui si nasconde la paura di non esistere) cercando di forzarli a fare ciò che facciamo noi.
Può sembrare che questo abbia a che fare con soli scopi mistici o spirituali, ma non è così.
Muoversi per paura, nella vita, significa fare le cose male, di fretta, con energia distruttiva e spesso senza provar alcun piacere. Anzi.
Muoversi invece per la gioia di muoversi, muoversi perché siamo vivi e ci va di celebrare questo fatto, significa esprimere un potenziale praticamente infinito.
Un potenziale che è, appunto, il fiume di entusiasmo che sgorga dal nostro Essere.
Entusiasmo significa “Dio dentro”.
E sentire Dio dentro non è cosa da poco.
Come dicevo prima: per ora non conta se è uno stato soggettivo o meno.
Chiunque abbia mai sperimentato almeno una volta nella vita una condizione di vero entusiasmo, o di totale concentrazione, o di “senso di immortalità” (e secondo me tutti, anche solo per un istante, lo hanno fatto), allora sa che in quel momento si comprendono cose eccelse e ci si sente in grado di fare ogni cosa.
Per qualcuno, la percezione di poter fare cose incredibili si può trasformare in capacità oggettiva di farle.
Non dobbiamo per forza scomodare santi o maghi.
Alcuni sportivi o artisti possono in prima persona testimoniare la reale possibilità di sperimentare questa condizione straordinaria.
Ecco. Questo stato è un contatto con l’Essere.
Con l’Anima.
Ma è possibile trasformare questo contatto fugace in una condizione naturale?
CONTINUA…