18/07/11 By Andrea

LA PREGHIERA E’ UNO STATO DI COSCIENZA

la Preghiera è uno stato di coscienza.

Ancora “quello” stato di coscienza.

Non è possibile descrivere agli altri cosa sia questo stato e cosa si provi, tanto quanto è impossibile descrivere ad un’altra persona cosa sia esattamente il sentirsi innamorati (di una persona o di un lavoro o di qualsiasi altra cosa).

E’ uno stato emotivo superiore, e quindi in realtà ha poco a che vedere con quelle fluttuazioni emotive a cui siamo spesso abituati, anche se positive.

E’ uno stato del Cuore.

Alcune sensazioni che possono segnalarci di essere in quello stato sono: senso di apertura, dolce calore nel petto che si espande in tutto il corpo e oltre, gioia e gratitudine, vibrazione silenziosa, presenza espansa, pace, percezione di uno spazio vuoto che contiene le forme (interne ed esterne).

Tutte sensazioni che inizialmente nascono nel centro del petto e poi tendono spontaneamente ad espandersi (spontaneamente, senza uno sforzo volontario) nel corpo e in tutta la realtà circostante.

La mente ordinaria e continuamente dialogante tace, non interpreta né giudica né definisce e, tendenzialmente, tende a sciogliersi nelle sensazioni sopradescritte.

Le preghiere invece, intese come le varie pratiche che portano questo nome e diffuse in tutte le culture, servono ad offrirci la possibilità di accedere a questo stato.

Esistono indubbiamente preghiere create secondo Conoscenza e quindi più efficaci per portarci lì.

Sono pratiche trasmesse da chi è riuscito ad accedere in quello spazio magico e si è preso la briga, per compassione, di strutturare tecnologie idonee a portarci più gente possibile.

In realtà esse sono la riproduzione di ciò che il Veggente ha visto e sperimentato secondo le possibilità che le leggi della materia offrono.

Un Mantra, allora, non è altro che il nome del Principio contattato, il suo suono inudibile, riprodotto con le possibilità che offre la voce umana.

Così vale per la musica, i ritmi, le gestualità e le danza sacre.

In questo caso stiamo parlando di preghiere per contattare specifiche forze al fine di diventare uno con loro e acquisirne le corrispondenti qualità.

Ma lo stato di Preghiera si cui parlavo prima è soprattutto uno stato non specifico, un’apertura alla Vita e quindi al Principio dei Principi.

La meditazione silenziosa, nell’immobilità, è forse la pratica più adeguata: l’immobilità fisica conduce al silenzio interiore, così come l’attenzione al momento presente (senza punti precisi di concentrazione), sul centro del Cuore o sullo “spazio vuoto” esterno.

Li ci si offre la possibilità di sperimentare la presenza e la gioia che nascono apparentemente dal nulla. La gratitudine immotivata. L’amore che ama per la gioia di amare.

Lo stato di Preghiera, appunto.

Se teniamo presente questo, possiamo anche utilizzare qualsiasi pratica per raggiungerlo.

Anche se stiamo contattando un archetipo specifico e quindi praticando una specifica forma di preghiera (una danza, un mantra o una posizione yoga), possiamo ad un certo punto renderci conto di “quella” sensazione e focalizzarci su di essa.

E’ infatti la Forza delle Forze, ciò che è presente in ogni cosa, fisica o sottile.

Ma dobbiamo ricordarci che è lo stato che cerchiamo e non la tecnica, anche la più efficace.

Allora, una volta colto questo stato, conosciuto, familiarizzato con esso, possiamo portarlo nella vita, mentre camminiamo, mangiamo, lavoriamo, facciamo l’amore e qualsiasi altra cosa.

In questo modo la vita diventa una continua Preghiera.