A volte vinci, a volte…impari!
Uno dei più grandi impedimenti a raggiungere i nostri risultati desiderati e, spesso, ad essere semplicemente sereni, è il limitante e disfunzionale rapporto che abbiamo con l’errore, il fallimento e, in ultima analisi, il perdere.
Questo rapporto si è instaurato fin da piccolissimi quando, di fronte al nostro naturale tentativo di imparare qualsiasi cosa, ci trovavamo altrettanto naturalmente non a sbagliare ma semplicemente a produrre degli effetti non corrispondenti alle aspettative (quasi sempre, tra l’altro, non nostre ma di altri).
Ad oggi, fortunatamente, esistono interi sistemi scolastici innovativi che si basano appunto su quello che è definito il “controllo dell’errore”: esercizi appositi per fare in modo che chi fa l’esercizio non debba necessariamente ricevere un giudizio da qualcuno ma è l’esercizio stesso a dargli il feedback delle proprie azioni.
Non quindi un giudizio sullo sbaglio, ma la semplice informazione che l’obiettivo desiderato non è stato raggiunto. Un esempio banale che conosciamo tutti sono quel gioco per bambini consistente in un cubo con dei fori a forma di triangolo, o quadrato, o stella. Quando il bambino prova a infilare ad esempio un triangolo in un foro tondo non c’è bisogno che qualcuno lo rimproveri: lui si accorgerà semplicemente che non entra.
Non che è sbagliato e soprattutto non che lui è sbagliato, ma che quel tipo di azione non funziona.
Questo lo porterà a cercare naturalmente un’altra soluzione senza il peso della sconfitta, del fallimento, della perdita.
Quindi, senza necessariamente dover rincorrere tanti corsi di autostima, la cosa migliore per avere fiducia in se stessi in una performance sportiva è quella di educarsi a comprendere fino in fondo e nella pratica un celebre detto: